martedì 27 marzo 2012

Arkham Horror Night I


Il Dio dalle mille maschere Nyarlathotep bussa dalle porte dell'incubo e i suoi seguaci imperversano per le strade di Arkham. Nei boschi e in tetre magioni, gli adoratori del capro portano avanti i loro oscuri riti e così facendo indeboliscono la barriera che divide il nostro mondo dai mondi esterni, facilitando inconsapevoli il risveglio di Nyarlathotep.

Gioco: Base + Espansione Capro Nero dei Boschi

Antico: Nyarlathotep + Araldo Capro Nero dei Boschi


Investigatori:
- Jenny Barnes, la Dilettante (Hippie)
- "Ashcan" Pete, il Vagabondo (Tino)
- Mandy Thompson, la Ricercatrice (Luke)
- Harvey Walters, il Professore (Ginzio)
- Monterey Jack, l'Archeologo (Punk)

Fin da subito è partita dura, con mostri decisamente impegnativi che imperversano per le strade di Arkham. Ma pian piano tre portali vengono sigillati e l'utilizzo di un sigillo degli antichi da più respiro agli investigatori. Sembra esserci tempo per mettere al sicuro la partita, ma sciaguratamente un sigillo "scoppia" e il risveglio dell'Antico sembra ormai inevitabile, avendo ancora tre portali da sigillare, pochi indizi e tanti mostri in giro. Gli investigatori fan quello che si può, chi picchiando un po' di mostri (Dilettante e Archeolgo), chi cercando di esplorare il più velocemente possibile altri portali. C'è giusto il tempo per la Ricercatrice di sigillarne un quarto che ecco inesorabilmente Nyarlathotep si risveglia.
Dilettante e Vagabondo vengono divorati immediatamente, mentre i superstiti ingaggiano un combattimento sfrenato con l'Antico. La speranza è alimentata dalla benedizione che brilla su Monterey Jack, il quale viene fornito dei mezzi più idonei per ferirlo. Dopo diversi round di combattimento la ricercatrice viene divorata e a ruota, ma dopo aver ridotto Nyarlathotep a solo due segnalini fato, la segue l'Archeologo. Dotato di diversi segnalini indizio e potenti incantesimi, il granitico professore riesce infine con dei buoni tiri a ferire mortalmente la forma materiale dell'Antico e ricacciarla nel suo mondo! Partita vinta in extremis!

Trovarono il Professor Walters steso sul pavimento privo di sensi nello studio di casa. Intorno a lui sembrava fosse passato un tornado, i suoi strani tomi, armi e manufatti antichi erano sparsi tutto intorno. In uno stato catatonico venne portato all'Arkham Asylum. Le guardie del manicomio spesso lo sentivano parlare da solo: "Mostro dalle mille facce! Non mi avrai!". Passò un anno perchè la mente dell'anziano professore riprendesse la sua normale logica e riuscisse a cacciare nel subconscio il ricordo di ciò che era successo...ricordi che lo venivano a trovare solo più in sogno.

giovedì 22 marzo 2012

Oscuri passaggi e antichi riti

Nei giorni seguenti Arthur Connely, Jacob Turner e Joseph Rosselli si impegnarono nella ricerca di ogni piccolo indizio che riguardasse il mistero che si celava dietro la morte del Professor Francis Berkwood. Nel frattempo la polizia di Arkham aveva archiviato il caso come morte naturale.

Tutto ruotava intorno alle iniziali "J.H". ritrovate sull'agenda del professore e il reperto rubato dalla cassaforte, un manufatto Takuri. Dopo aver chiesto a tutti i conoscenti di Berkwood, compresa la domestica Martha e gli amici alla Società degli Storici, Joseph ebbe l'idea di provare a rintracciare lo sconosciuto J.H all'Hotel Burlington, dal quale proveniva l'unico indizio trovato in casa: la scatola di fiammiferi. Non fu facile curiosare e scoprire l'identità dello sconosciuto, perchè la reception dell'hotel teneva alla riservatezza degli ospiti e, a complicare le cose, alloggiavano ben due persone con quelle iniziali! Il dott.Connely ebbe l'idea di lasciare dei messaggi ad entrambi, ma nessuno diede risposta; allora Jacob Turner fece valere la sua esperienza come reporter e inventandosi un finto articolo riuscì a individuare infine la stanza di James Huttington. Così si chiamava infatti l'uomo che cercavano. Rosselli guidò Arthur fino alla stanza e, mentre il reporter faceva da palo, vi si intrufolarono. L'italo-americano ai suoi due compagni d'indagine sembrò esperto in questo genere d'azione.
Tutto filò liscio. Un'oretta dopo si ritrovarono in una stanza di un motel poco lontano, dove avevano preso le stanze per il momentaneo soggiorno in Arkham. Joseph e Arthur avevano trafugato dalla stanza del Burlington il baule di Huttington. Inoltre avevano recuperato dal cestino un biglietto con un numero di telefono, appartenente ad un tal Archer. Se il numero risultò inutile, in quanto sembrava appartenere ad un utente inesistente, fu il baule invece a dare la svolta alle indagini. In un doppiofondo Jacob scovò un medaglione d'oro massiccio con intarsi in lingue sconosciute (molte richiamavano quelli di antiche civiltà così come erano riportati nel libro del professore) e una foto di una chiesa di Arkham.

La mattina di due giorni dopo la macchina di Arthur Connely parcheggiò di fronte all'antica chiesa di S. Giacomo. Seppure il circondario fosse leggermente cambiato, non vi erano dubbi: quella era la chiesa della foto. Era bastata una giornata per individuarla, con qualche ricerca tra gli antichi libri della sezione storica cittadina nella biblioteca. La chiesa era chiusa e un cartello sul massiccio doppio portone della facciata si scusava con i fedeli per il disagio. Il parroco stava male. Girando intorno alle spesse mura grigie, Arthur, Jacob e Joseph trovarono e bussarono alla porta degli alloggi privati del sacerdote. La perpetua, anziana e non molto cortese, credette alla storia di Arthur circa alcuni parrocchiani che gli avevano richiesto di visitare Padre Rudolph. Così solo il dottore entrò, lasciando fuori i suoi due compagni. Connely visitò il parroco e non si lasciò sfuggire la possibilità di fargli qualche domanda riguardo la storia della chiesa di S.Giacomo. Ciò che Padre Rudolph disse, in tono flebile e provato dai sintomi gastrointestinali, colpì l'istinto di Arthur. In particolare si allarmò quando scopri che non molto tempo fa due individui, presentatisi come archeologi, avevano fatto domande simili e avevano iniziato a scavare in chiesa.
Raccontato tutto a Jacob e Joseph, furono tutti d'accordo della necessità di approfondire e cercare di entrare nell'interno della chiesa. Pertanto la sera stessa, con la scusa di una nuova visita, si ripresentarono all'uscio del prete, armati e con una pala. Il dottore lasciò socchiuso l'uscio ai due compagni, senza far accorgere la perpetua, e mentre visitò e diagnosticò a Padre Rudolph l'avvelenamento da parte dei due impostori, Jacob e Joseph si intrufolarono nella chiesa semibuia.

Gli scavi partivano da un angolo della navata ad ovest e scendevano verso una cripta dove sei sepolcri di pietra occupavano i lati. Le date sui sepolcri e le iscrizioni in latino erano molto antiche e lasciavano pensare forse a personaggi illustri della città. Tuttavia non sembrava esserci nulla fuori posto nella piccola e silente cripta. Joseph però si accorse che la statua di S.Giacomo sul muro opposto alla scalinata non era del tutto dritta. Facendo forza la spostarono rivelando un passaggio nel terreno che conduceva ancora più in basso. Arthur arrivò di lì a poco e tutti e tre presero a scendere nel buio. Il passaggio conduceva in piccoli e stretti cunicoli nella terra grezza, probabilmente retaggio di un misterioso passato di Arkham o della chiesa, di cui ormai nessuno era a conoscenza. “Cosa spingeva due persone a scendere fin qua?” era la domanda che martellava nella testa di Jacob, mentre uno dietro l'altro avanzavano un po' a tentoni alla luce della lanterna e svoltando a caso ai bivi dei cunicoli. Dopo alcuni minuti al fondo di un cunicolo che svoltava verso sinistra, Joseph vide una luce. Joseph e Jacob presero in mano le pistole, mentre Arthur strinse forte la pala, e si avvicinarono con circospezione. La luce proveniva da dietro un angolo verso destra. Avvicinandosi, iniziarono anche a captare due voci. Erano James Huttington e un certo Archer e i discorsi che facevano, circa qualcuno che poteva tornare o circoli o lastre, erano piuttosto vaghi e incomprensibili. Joseph Rosselli si avvicinò silenzioso e buttò un'occhiata fugace. Erano in una sorta di caverna naturale, ma una parete sembrava più liscia e scura della mera roccia. Alcune casse di attrezzi erano sparse sul terreno, un singolare oggetto sferico sembrava messo sopra una di esse in mezzo alla stanza e rifletteva la tenue luce di una mezza dozzina di candele accese. I due uomini, di schiena, erano armati e continuavano a discutere. Ma incautamente,a avanzando di nascosto Connely, colpì con la pala una pietra, con un sordo rumore e Huttington e Archer si allarmarono. “Vai a controllare!” disse uno all'altro “Io finisco qui! Tanto chiunque sia, una volta che avremo finito, non ci darà più problemi!”. Queste parole gelarono le vene dei tre compagni, nascosti nella semi oscurità del cunicolo. “Fermi! Non vogliamo usare la forza!” parlò per primo Jacob, smuovendo la situazione. Ma parlamentare non serviva. I due finti archeologi, studiosi di scienze occulte, avevano fretta di concludere la loro oscura ricerca. Non appena Joseph sbirciò nuovamente dietro l'angolo, un colpo di revolver partì e lo mancò di poco. Fu il via alla sparatoria. Jacob passò la sua revolver al giovane musicista. Un colpo secco atterrò quello che sembrava essere il Sig. Archer, ma Huttington resisteva nascosto dietro una cassa, lanciando anatemi sui suoi assalitori. Turner riprese dall'amico la revolver. “Coprimi le spalle!” gli disse Joseph restituendogliela. L'italo-americano balzò oltre l'angolo proprio mentre il reporter scaricava tutto il caricatore, ma Huttington era pronto e colpì al petto Rosselli, che cadde a terra. Arthur era impaurito e sconvolto con la pala in mano, appoggiato alla parete. Infine Huttington venne colpito due volte da Jacob e, perso molto sangue, svenì a terra.
I due stavano compiendo qualche antico e strano rito. Mentre il dott.Connely si accertava che, seppur svenuto, Joseph fosse vivo, Jacob si guardava attorno straniato. Una riga fatta a terra con una strana polvere d'argento delimitava un semicerchio all'entrata della caverna. La parete di fronte era fatta di una lastra scura che recava alcune iscrizioni, ma sembrava in parte rovinata. Fu per caso che il reporter si trovò ad osservare la lastra attraverso lo strano manufatto circolare, dotato di una lente nel mezzo, posto sopra la cassa. E quello che vide lo gelò fin nel midollo. Fu Arthur a scuoterlo e farlo riprendere. “Non possiamo far più niente, dobbiamo portare via Joseph. Ormai sappiamo chi ha ucciso Francis”. Le parole riportarono al presente Jacob, ma gli appariva ancora l'eco della visione di un altro luogo, un'altra caverna, un'altra lastra intatta e qualcuno che sembrava osservarlo. Il dottore e il reporter raccolsero ciò che sembrava utile dell'equipaggiamento dei due finti archeologi, in particolare un piccolo block notes; fecero una barella di fortuna con i coperchi di una cassa per Joseph e ritornarono indietro per i cunicoli. Quello che successe dopo sembrò uscire da un incubo e entrambi preservano un ricordo sfocato ed angoscioso. Alcuni rumori raspanti li sorpresero in mezzo ai tunnel. Dall'oscurità improvvisamente apparve nella penombra un essere corrotto, gobbo, fetido e mostruoso, che camminava curvo sui quattro arti ed emetteva un ringhio sordo. Arthur e Jacob rimasero quasi sconvolti alla sua vista. L'essere si avventò nello stretto del passaggio su Jacob, ma il reporter evitò i lungi artigli e scaricò tutto il revolver in preda dalla paura e dall'agitazione. Il mostro giacque immobile, ma i rumori provenienti dall'oscurità non cessarono. Colti da grande spavento e terrore, Arthur e Jacob riuscirono a tornare nella cripta, sollevando l'esanime Joseph. Sigillarono il passaggio sistemando nuovamente la statua di S.Giacomo. Il reporter non era particolarmente devoto, ma pregò ugualmente che il Santo restasse a guardia di quell'orrore.

Il giorno dopo lasciarono Arkham. Joseph in sella alla motocicletta ritornava verso Boston, mentre Arthur si prese cura di vegliare sulla convalescenza di Joseph, che solo per alcuni centimetri aveva avuta salva la vita, e guidava verso la sua casa di Kingsport con il musicista a bordo. Tutti e tre gli uomini ripensando agli ultimi avvenimenti, provavano una strana confusione; Padre Rudolph, messo al corrente dell'identità dei due archeologi, aveva acconsentito a non raccontare la storia e a tenere assolutamente chiusa per sempre la cripta; ma pensieri inquieti continuavano ad attanagliare la loro mente...

Ormai il mondo dell'incubo aveva fatto irruzione nelle loro vite.

E questo non è altro che il primo capitolo...

sabato 10 marzo 2012

Una morte misteriosa

Benvenuto caro lettore. Immagino che mentre leggi queste righe tu sia seduto al riparo di quattro calde mura domestiche, magari sorseggiando nel frattempo una bibita o fumando una sigaretta...ti crogioli nei piaceri e nelle sicurezze che ti circondano...ma ignori che accanto all'universo sensibile, nel quale viviamo la vita di tutti i giorni, ne esiste un altro. E' un universo contiguo, complementare, gonfio di orrori e abominazioni. E' un infame rovescio del mondo che conosci e ad esso si accede solo attraverso l'incubo e la follia. Oppure per temerarie ricerche nell'ambito di scienze proibite, che solo pochi stolti osano perseguire. Su questa dimensione giace il velo del mistero e dell'occulto. Il mio nome è Jervas e squarcerò per te questo velo, portandoti nel lontano 1925 e narrerò la storia di alcuni uomini che sul loro cammino, forse per caso, forse no, incontrarono questi tetri misteri e spinsero la loro curiosità nel più profondo abisso dell'incubo. Spero che la tua debole mente possa reggere a queste terribili storie...

Tutto ha inizio in un fresco e nebbioso mattino autunnale ad Arkham, piccola cittadina a pochi chilometri da Boston...

Il dottor Arthur Connely chiuse la portiera della sua macchina e scese sul marciapiede di fronte al n° 15 di Boundary Street. L'aria fresca di Arkham non era certo paragonabile alla brezza di Kingsport, ma lo costrinse comunque a tirare su il bavero del cappotto. Finalmente aveva il piacere di venire a trovare il suo vecchio amico, il Professor Francis Berkwood; già pregustava i suoi appassionati racconti del recente viaggio in Nepal, sul quale il giorno seguente aveva organizzato una mostra alla Società degli Storici.
I pensieri del dott.Connely si interruppero quando notò due figure vestite in modo elegante di fronte al cancello della casa. Erano Jacob Turner e Joseph Rosselli, un reporter rampante e un musicista venuti da Boston, e anch'essi avevano un appuntamento con il professore in merito alla mostra. Aspettavano già da alcuni minuti senza alcuna risposta dall'interno della casa. Ci fu solo una breve e coincisa presentazione tra i tre, perchè sentivano tutti che qualcosa non andava in questo silenzio innaturale proveniente dalla casa. “ Non è da Francis alzarsi a tarda ora.” commentò preoccupato Arthur. “Faccio strada.” aggiunse, aprendo il cancello di ferro che dava sul giardino e incamminandosi sul viottolo pietroso fino alla porta d'ingresso. Tuttavia la porta era chiusa e dalle finestre non si scorgevano segni di attività. Jacob fece un rapido giro dell'abitazione e dopo poco tornò all'ingresso: “L'uscita di servizio sul retro è aperta.”
Il dottor Connely, in quanto amico e confidente del padrone di casa, entrò per primo nel piccolo cucinino sul retro. Sul tavolo il Prof. Berkwood aveva lasciato un appunto scritto a Martha, la domestica, dal quale si evinceva l'uomo fosse solo in casa. La preoccupazione di Arthur crebbe e provò a chiamare ad alta voce l'amico, ma non ricevette risposta. Solo silenzio. I tre intrusi passarono nella semi oscurità del salotto, dove tutto era perfettamente in ordine, per poi salire le scale verso la zona notte. Joseph Rosselli, fino ad allora molto silenzioso, richiamò gli altri due uomini e mostrò loro una confezione di fiammiferi trovata sulle scale con inciso lo stemma dell'Hotel Burlington. “Francis non fuma. L'avrà persa qualche suo recente ospite.” disse Arthur, scuotendo il capo, senza dissimulare il suo nervosismo. Il musicista italo-americano alzando le spalle mise in tasca la confezione e salirono al piano superiore. “Il primo posto dove cercare è sicuramente nello studio. Sarà così assorto sui suoi libri da non averci sentito.” riflettè tra sé Arthur. Ma quando spalancarono la porta dello studio, la loro giornata ebbe una svolta decisiva. Forse perfino la loro vita. Il dott. Francis Berkwood giaceva riverso a terra. Nient'altro era fuori posto. “Aspetti!” Jacob, ripresosi dalla sorpresa iniziale, mostrando il suo sangue freddo giornalistico, trattenne Arthur e tirò fuori da una sacca a tracolla la sua macchina fotografica. “Credo sia bene non contaminare troppo la scena!” disse prima di scattare la foto. Aveva imparato qualcosa dalle sue inchieste. Spazientito il dott.Connely infine esaminò il corpo esanime dell'amico, mentre Joseph e Jacob controllavano la stanza. Sembrava tutto stranamente in ordine, nessun segno di lotta o di intrusione. Eppure Arthur trasalì quando girò il cadavere e si accorse che il liquido trasparente che usciva da narici e bocca di Francis Berkwood era acqua salata. Il professore era morto per annegamento! Non vi erano dubbi. “E' impossibile!” sentenziò meravigliato Arthur dopo aver condiviso con gli altri due la scoperta. “Eppure non posso sbagliarmi...”. Era solo il primo di tanti misteri. Joseph curiosò tra le carte sulla scrivania: una piccola agenda era aperta e le iniziali “J.H.” scritte a mano sul giorno precedente colpirono il musicista. Ma Arthur non conosceva amici del professore con queste iniziali. “Dobbiamo avvisare la polizia.” concluse il dottore. Ma Jacob, in parte spaventato dalla macabra scoperta, tuttavia anche galvanizzato dalla sua innata curiosità, propose prima di controllare meglio le stanze.
La camera da letto era in ordine. Joseph però notò subito le ditate sullo specchio e lo spinse di lato rivelando la cassaforte del professore spalancata. Una piccola tabacchiera vittoriana e un antico tomo erano stati lasciati lì, seppur sembrassero oggetti preziosi. Il confronto che Arthur fece con l'agenda di Berkwood, sulla quale il professore annotava anche gli scambi di oggetti preziosi, in effetti confermarono il loro alto valore. Inoltre all'appello mancava un manufatto Takuri, probabilmente conquista dell'ultimo viaggio del professore. Chiunque fosse entrato lì e aveva ucciso Berkwood (perchè ormai nessuno dei tre dubitava si trattasse di un omicidio) era interessato solo a quello. Joseph si soffermò sul libro. “Vestigia di antiche civiltà perdute.” lesse ad alta voce. “Potrebbe dirci qualcosa d'importante.”, confermò, mentre faceva scivolare il libro e l'agenda del professore nella sua sacca. Il mistero s'infittiva e sembrava aver a che fare con le scoperte e il recente viaggio di Francis Berkwood.
Alla fine chiamarono la polizia di Arkham che arrivò in pochi minuti. Risposero tutti e tre alle domande del Detective Wallace in modo pacato, ma omettendo i particolari circa gli effetti del professore trafugati. L'ispettore chiese loro di rimanere per alcuni giorni in città, pronti all'eventualità di rispondere ad altre domande o confermare la loro deposizione. Arthur, Joseph e Jacob non avevano comunque intenzione di andarsene, perchè volevano per curiosità o per senso del dovere andare in fondo a questa storia, perchè sapevano che sicuramente la polizia avrebbe archiviato tutto come morte naturale. Jacob salì sulla sua motocicletta. “Andiamo a cercare una stanza in questa umida cittadina.” si rivolse ai suoi due nuovi compagni d'avventura, che annuirono. “Venga, le do un passaggio.” fece il dottore a Joseph. I due salirono in macchina e, seguendo la scia di fumo della moto del reporter, si avviarono verso il centro di Arkham.

...e questo triste e sinistro ritrovamento fu l'nizio del loro cammino verso l'ignoto...